Spesso ci si imbatte in articoli su come si possa raggiungere i propri obiettivi e in ambito coaching rappresenta la sfida per eccellenza che ogni Coach è chiamato ad affrontare in sessione, suggerendo spesso riflessioni, esercizi e tecniche utili.

Ma può certamente capitare di ritrovarsi anche solo con se stessi a visualizzare obiettivi o traguardi che si vorrebbe raggiungere; ad esempio sorseggiando un caffè, in un momento di assoluto relax in un bar oppure seduti alla propria scrivania angosciati da scadenze e preoccupazioni .
E queste potrebbero essere le domande che affollano la mente: Sarà difficile, ci riuscirò mai? Come posso fare? Da dove comincio?

Ecco che già solo prima di intraprendere un qualsivoglia piano di azione, moltissime delle domande che ci poniamo celano insidiose interferenze depotenzianti che troppo spesso poi impediscono di compiere anche solamente il primo passo verso quella direzione desiderata.

Ma sorprendente è stato per me sapere che, il primo passo in realtà lo si è già fatto in quella fantastica prima immagine che nella nostra mente è apparsa già con il semplice pensare ad un obiettivo futuro, un goal da portare a segno. “Come tu pensi, così sarà”.
Se guardiamo a questa frase senza giudizio, sarà facile coglierne la potenza positiva che racchiude. William James ha sintetizzato così il suo pensiero secondo il quale se si riesce a creare nella propria mente un’immagine di ciò che si vuol diventare, ben presto si riuscirà a diventarlo.

Sì, ma come? Sembra facile a dirsi ma non a farsi. E’ questo il punto; il riuscire a mettere in pratica questa indicazione non è per nulla scontato e di immediata fattività. Basti osservare la frequenza d’insuccessi e frustrazioni che potremmo riscontrare intorno a noi. Ma la realtà è che la”facilità” anche nel farsi (… e quindi non solo nel dirsi) dipende infatti dal nostro giudizio, lo stesso che all’inizio di questo articolo vi invitavo a rimuovere per accogliere questa idea aiutando la vostra mente a liberarsi da credenze depotenzianti che certo, nessuno dovrebbe avere specie all’inizio di un percorso di cambiamento. Ai blocchi di partenza avete mai visto un centometrista tenere uno zaino di mattoni sulle spalle?

Troppo spesso i mattoni che nella nostra vita abbiamo posto a fondamenta di nostri inamovibili punti di riferimento, sono gli stessi che ci impediscono di vedere da prospettive diverse fatti ed opportunità che potremmo cogliere altrimenti più agilmente. Uno fra tutti, quello che personalmente nel mio percorso ho trovato il più sorprendente dover rimuovere: il paradigma avere – fare – essere che per molto tempo mi ha accompagnato e che quindi davo per inamovibile. Un paradigma comportamentale che dal mio punto di vista ci spinge spesso in maniera convulsa a fare sempre qualcosa con l’aspettativa di sentirci soddisfatti di un risultato che potremmo non ricevere, o almeno non da subito, con il rischio di sentirci diversamente da ciò che vorremo invece essere e quindi spinti a fare nuovamente e sempre qualcosa in più, rimanendo cosi troppo spesso esanimi e insoddisfatti a fine giornata.

Ho sostituito cosi quel mio “mattone” comportamentale con quest’altro: Essere – Fare – Avere.
Questo nuovo modello comportamentale all’inizio si è rivelato quantomeno scomodo, mi faceva sentire a disagio a causa del giudizio (sempre lui che torna!) che davo a me stesso di “illuso”, “sognatore” … “credulone”. Nulla di più sbagliato e depotenziante mi dico oggi con senno di poi, se non altro per il fatto che “se non crediamo almeno noi stessi nei nostri sogni … chi lo farà per noi?

Siamo esseri che sognano e pensiamo per immagini e proprio ciò che pensiamo immaginandolo che riusciamo a farlo diventare poi realtà. Quindi dobbiamo dar valore e importanza a questi elementi, crederci innanzitutto e far si che permangano il più a lungo possibile nella nostra mente. Farli radicare con quella forza tale da renderli inamovibili alle perturbazioni contrastanti che giungono dall’esterno tramite i giudizi altrui, o dall’interno attraverso i nostri stessi giudizi. Sentirsi con tutto noi stessi (Essere) già nella dimensione di come sogniamo di essere, agendo (Fare) tutta una serie di azioni coerenti con questo nostro sogno, farà si che noi indurremo anche il contesto a rispondere coerentemente con questo nostro essere e quindi raggiungere (Avere) ciò che desideriamo che sia.

Alessandro De Angelis